​L'eredità di Mies

Guido Musante Guido Musante
Visiera House, ARCHICURA ARCHICURA Nowoczesne domy
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Tra i grandi maestri del Movimento Moderno, Ludwig Mies van der Rohe (Aquisgrana, 27 marzo 1886 / Chicago, 17 agosto 1969) è fra gli architetti più carismatici e influenti del Novecento e forse di tutta la storia dell'architettura. In giovane età, grazie all'influenza di Peter Behrens, Mies sviluppa un approccio architettonico basato sull'applicazione delle nuove tecniche strutturali. Sviluppa anche una simpatia per i principi estetici del costruttivismo Russo e della scuola olandese De Stijl.

Anche le opere neoclassiche di Karl Friedrich Schinkel hanno una forte influenza sul linguaggio espressivo maturato in questi anni da Mies, in particolare il rigore delle forme e un deciso senso di monumentalità, che accompagneranno poi tutte le sue opere del periodo più maturo.

Nel 1921partecipa all'importante concorso di idee per un grattacielo sulla Friedrichstraße a Berlino, realizzando un edificio dalla forma iconica di cristallo, vicino ad alcune poetiche espressioniste. Oltre che essere una visionaria applicazione dell'architettura in vetro, tecnica costruttiva che Mies adotterà in diverse occasioni, il grattacielo è il primo di una serie di importanti progetti mai realizzati. Tra questi: Grattacielo in vetro (1922), Edificio in cemento armato per uffici, Casa in campagna in cemento armato (1923), Casa in campagna in mattoni (1924).

Quest'ultimo materiale diventa un marchio di fabbrica nella poetica di Mies (che soleva affermare “unisco due mattoni e ho fatto architettura”), che lo applicherà nel progetto per il Monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg a Berlino (1926) e nella costruzione di Casa Wolf e Casa Lange (1927). Con l'ascesa del nazismo, negli anni trenta lasciò la Germania per trasferirsi negli Stati Uniti. Qui, in particolare a Chicago, realizzò alcune fra le sue architetture più significative, tre cui la sede dell'Illinois Institute of Technology e la Casa Farnsworth. 

Tra le altre opere di rilievo il Seagram Building, a New York e la Neue Nationalgalerie a Berlino. 

Oltre il “less is more”

Mies è fra gli architetti del Novecento ancora oggi più influenti negli stili e nelle tendenze dell'architettura contemporanea. Andiamo allora alla scoperta di alcune testimonianze della sua ricca e complessa eredità architettonica.

Il minimalismo è forse l'eredità di Mies più diffusa e riconosciuta, presente tanto negli stili dell'architettura che del design e dell'interior design e tratto dominante di molta parte delle arti figurative contemporanee. La frase Less is more, che costituisce l'incipit centrale del minimalismo, deriva in realtà da un poema di Robert Browning, Andrea del Sarto, also called 'The Faultless Painter', pubblicato nel 1855. Mies l'adottò nel 1947 per definire la sua poetica architettonica basata su una procedura “a levare” in cui la “verità” strutturale degli elementi costituiva anche la prima cifra espressiva dell'architettura.

Naturalmente la poetica di Mies non si ferma qui e procede molto più in profondità nell'esplorazione dei limiti plastici del progetto. Un'interpretazione non banale del minimalismo è fornita dal progetto di una casa unifamiliare disegnato dallo studio tedesco Archifaktur.

​Non sacrificare la funzionalità all'immagine

Ogni architettura possiede un'immagine, una tecnica e una carica prestazionale, secondo il noto asserto del triangolo vitruviano. Nella visione di Mies, maturata tra gli anni Venti e Trenta nel solco del razionalismo moderno, esiste un legame diretto tra la funzionalità diretta dell'architettura e la sua immagine formale. Una simile impostazione, rivoluzionaria nel momento in cui viene concepita, elimina alla base qualsiasi concetto di decoro. Nell'immagine: l'impostazione razionalista di un progetto dello “Studio Archiluc: l'edificio della propria sede a Blevio (Como).

​Avviare il progetto con una chiara idea in mente

L'architetto deve principalmente saper ascoltare, e interpretare in forma progettuale i desideri del committente. Definire fin dalle prime fasi un'idea chiara di architettura, secondo l'idea di Mies, può contribuire in maniera positiva alla ottima riuscita del progetto. Un esempio felice di questa impostazione ci è fornito dal progetto dallo studio FL Architetti, battezzato Casa Y e realizzato sulle colline fuori Torino. Il desiderio del committente di possedere un’abitazione resistente al tempo oltre che facile da mantenere è stato interpretato attraverso un impianto semplice, basato su da due parallelepipedi, uno in calcestruzzo faccia a vista e l’altro in vetro, rivestito di acciaio cor-ten.

​Prestare attenzione ai dettagli fin dall'inizio

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“Dio è nei dettagli” è fra le frasi di Mies Van der Rohe in assoluto più celebri e citate. Un'asserzione che contiene una forte impronta progettuale: l'architettura non deve limitarsi a essere concepita secondo idee generali di forma ma deve essere sviluppata fino al più piccolo particolare. Una simile impostazione deve connaturare il progetto fin dall'inizio e non solo nei passaggi di scala conseguenti alla sua elaborazione. Solo in tal modo sarà possibile ottenere grande coerenza tra la forma e la sua funzione.

​Trattare la natura con rispetto

Lontana dalle forme naturali, l'architettura di Mies le rispetta proprio attraverso la differenza. I suoi edifici sono volumi astratti che entrano in contatto visivo e tattile con l'architettura e che la introiettano spesso all'interno attraverso grandi vetrate. Nell'immagine: un’abitazione unifamiliare immersa nel verde delle colline del cuneese, realizzata dallo studio di architettura torinese Archicura.

​Rispettare ma non “ricreare” case storiche

Il rapporto con la storia è fondamentale per capire e interpretare l'architettura di Mies. Nella sua visione infatti non c'è alcuno spazio per declinazioni storiciste, che riprendano lo stile dell'esistente. Tale idea è però anche una forma di rispetto, non mimetico, sulle eredità che il tempo deposita nelle nostre città.

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